Storia dell’omeopatia
Nel 1790 il tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) decise di chiudere il suo ambulatorio medico dopo undici anni di professione, deluso dai metodi praticati ai suoi tempi. In quel periodo Hahnemann svolgeva anche opera di traduzione di testi scientifici, ed era da poco venuto a contatto con gli scritti del medico scozzese William Cullen, che prescriveva la corteccia di una pianta sudamericana, la china, come rimedio per le “febbri intermittenti” e la malaria.
Hahnemann aveva molti dubbi sulle teorie di Cullen, e decise di verificare l’efficacia della china su se stesso, mentre era in buona salute; in questo modo appurò che la sostanza causava sintomi identici a quelli causati da febbri e malaria: tremori, pulsazioni al capo e debolezza generale. Analogamente a tutti i medici del suo tempo,
Hahnemann conosceva bene la legge dei simili, ipotizzata nel V secolo dal Ippocrate (c. 460-377/359 ac), e si convinse che il suo esperimento provava efficacemente la teoria “il simile cura il simile”.
Egli trascorse i successivi trentanni praticando, perfezionando e studiando questa teoria, convinto che attraverso l’osservazione degli effetti fisici ed emotivi di una particolare sostanza su individui sani se ne potevano conoscere le qualità terapeutiche.